Sara Dossena (Clusone, 21 novembre 1984).
Per chi non la conoscesse, Sara è una triatleta e mezzofondista italiana plurimedagliata a livello nazionale ed internazionale.
All’ età di 17 anni Sara si avvicina all’atletica ed inizia ad ottenere ottimi piazzamenti.
Tuttavia, ben presto, oltre agli ottimi risultati iniziano ad arrivare anche i primi ed indesiderati infortuni.
È in quel periodo che, impossibilitata a praticare la corsa, Sara si dedica ad attività alternative per mantenersi in allenamento: inizia così a praticare anche il nuoto e la corsa in bicicletta.
È stato proprio a seguito di questo periodo di infortuni che Sara, per far fruttare il tempo passato ad allenarsi in bicicletta e a nuoto, parteciperà alle sue prime gare di triathlon per poi tornare, a distanza di anni, al suo primo vero amore: l’atletica.
Nel 2017 Sara Dossena esordisce alla sua prima Maratona di New York: dal 1° al 30° km Sara conduce la gara nel gruppo di testa per poi concludere sesta assoluta, prima europea, con il tempo di 2 ore, 29 minuti e 39 secondi: un successo per la giovane atleta portacolori della Laguna Running.
Una storia di RESILIENZA quella di Sara Dossena che, nel corso degli anni, non solo ha sempre dimostrato di sapersi rialzare dopo ogni infortunio, bensì ha saputo fare di necessità virtù.
Nel periodo in cui per allenarsi è stata costretta a praticare attività alternative alla corsa, Sara ha scoperto un nuovo modo di allenarsi che tutt’ora la guida nella preparazione delle gare di atletica.
Sara Dossena, infatti, è probabilmente l’unica atleta al mondo che per prepararsi alla maratona e alla mezza maratona si allena alternando corsa, nuoto e bicicletta.
Un metodo di allenamento ormai consolidato che, per Sara, si è rivelato efficace; proprio questo metodo l’ha portata, infatti, al suo esordio nella maratona più bella di sempre: New York.
Attraverso le risposte alla mia intervista, Sara Dossena ci concederà di entrare per qualche istante nella sua mente aiutandoci a capire quali sono le caratteristiche, i segreti ma anche le difficoltà che l’hanno portata a sviluppare una mentalità RESILIENTE.
Sara, quanto conta la testa nel tuo sport?
La testa nel mio sport conta sicuramente più delle gambe.
Nell’atletica la testa conta tanto ma nella maratona conta ancora di più.
La testa fa’ tanto sia prima della gara, in quanto è quella che ti permette di arrivare mentalmente rilassata, e fa tanto anche durante la gara perché quando arrivi a quel punto in cui inizi a sentire la fatica, se non hai la testa che ti comanda le gambe, finisce che ti fermi.
Sara, quali sono state le principali difficoltà che hai trovato nella gestione mentale delle gare di triathlon?
Sicuramente per me, dal punto di vista mentale, la parte più difficile è stata la gestione dell’ansia pre gara.
Nelle gare di triathlon, diversamente che nell’atletica, ci sono molte più variabili a condizionare il risultato; A mettermi ansia era soprattutto il pensiero di dover affrontare la prima frazione della gara, quella del nuoto, in cui mi sentivo meno preparata rispetto alle altre atlete.
Nel triathlon, infatti, la posizione con cui esci dalla frazione del nuoto condiziona anche le altre due frazioni; Se dalla frazione del nuoto non esci nelle prime posizioni quando inizi la frazione di bici hai già perso il primo gruppetto e questo condiziona anche la frazione della corsa.
Ero arrivata al punto in cui piangevo prima delle gare; già una settimana prima della competizione entravo in ansia e a livello emotivo non era più sostenibile per me questa tensione.
Nelle gare di atletica invece non ho quest’ansia; un po’ di tensione c’è nel pre- gara ma in misura minore: nell’atletica non vedo l’ora che arrivi il momento della gara.
Nel pre- gara è normale provare un po’ di tensione; in psicologia dello sport si parla di ATTIVAZIONE, ovvero quello stato psico- fisico in cui corpo e mente si preparano ad affrontare un’azione, una sfida.
Si parla di ANSIA PRE- GARA, invece, quando questo livello di attivazione diventa eccessivo; in questi casi l’atleta arriva a vivere male la competizione e può sviluppare malesseri e sintomi psico- somatici che possono ostacolare l’espressione di sé all’interno della performance.
Il Mental training, in questo caso, viene in aiuto all'atleta che potrà apprendere strategie e tecniche mentali utili a gestire al meglio questo eccesso di attivazione definito Ansia pre- gara.
Nella tua carriera sportiva hai dovuto affrontare diversi infortuni e, dal punto di vista mentale, sappiamo che non è mai semplice gestire uno stop forzato.
Puoi raccontarci come hai vissuto ed affrontato quei momenti?
Quando ho iniziato a fare gare di atletica per 3 o 4 anni consecutivi ho collezionato un infortunio dietro l’altro: credevo di non uscire più da quel periodo.
Dopo un infortunio, per un atleta, la parte più difficile è modificare i propri schemi mentali; La mia giornata era scandita da tempi e programmi ben precisi per cui, in un primo momento dopo l’infortunio, mi sono trovata a chiedermi “adesso cosa faccio? Tutto il giorno cosa faccio?”
Non potendo correre, per allenarmi, ho cercato attività alternative ed è stato proprio in quel periodo che mi sono avvicinata al nuoto e alla bicicletta per tenermi in allenamento.
Durante i periodi in cui sono stata infortunata ho riscoperto anche delle attività che mi sono sempre piaciute come cucinare, attività a cui per via degli allenamenti non riesco mai a dedicare molto tempo.
In quel periodo, non potendo correre, ti sei dedicata al nuoto e alla bici per tenerti in allenamento ed è stato allora che è nata l’idea di provare a fare delle gare di triathlon? Per far fruttare anche gli allenamenti fatti durante la riabilitazione post- infortunio?
Avevo amici che praticavano triathlon e, avendo iniziato ad allenare anche il nuoto e la bici, ho deciso di provarci.
Ho visto che anche nelle gare di triathlon me la cavavo bene così mi sono reinventata triatleta.
Ora non faccio più gare di triathlon, tuttavia mi preparo alle gare di atletica abbinando alla corsa a piedi anche il nuoto e la corsa in biciletta; è con questo metodo di allenamento che ho preparato la maratona di New York.
Gli infortuni, e lo stop forzato che ne consegue, sono motivo di frustrazione per l’atleta che programma la sua vita in funzione degli obiettivi agonistici.
Tuttavia, anche questi eventi “indesiderati” possono insegnare qualcosa all’atleta, costituendo un importante momento di crescita e di evoluzione e Sara Dossena ne è l’esempio lampante.
“Grazie” ai frequenti infortuni Sara ha appreso un nuovo modo di allenarsi, un sistema di allenamento che ora la sta aiutando a raggiungere importanti obiettivi nella sua carriera sportiva.
So che hai scritto un libro in cui racconti la tua esperienza da atleta e come sei arrivata alla maratona di New York.
Si, il libro l’ho scritto l’estate scorsa per raccontare la mia storia e dare un messaggio di resilienza: si intitola “Io, Fenice” e racconta degli infortuni che ho affrontato e di come, anche grazie a quei momenti difficili, sono arrivata alla mia prima maratona di New York.
Ho scelto questo titolo perché la Fenice è il simbolo della rinascita, ce l’ho anche tatuata sul fianco.
C’è stata, in particolare, una gara che mentalmente hai fatto più fatica di altre a gestire?
Non saprei.
La maratona di New York mi preoccupava perché è stata la mia prima maratona, non avevo mai avuto esperienza prima con questa tipologia di gara; era un’esperienza nuova per me e come tutte le cose nuove spaventa un po’.
Per diventare una maratoneta forte devi correrne tante di maratone; per me è stato difficile più che altro gestire mentalmente le ambizioni che avevano su questa gara e le aspettative e le pressioni dei mass media e dei social.
Gli ultimi giorni prima della gara non volevo più leggere nulla sui social perché mi stava venendo l’ansia.
In gara mi sono divertita, salutavo la gente, sorridevo: sono stati 42 km di un viaggio pieno di emozioni e al traguardo mi sono detta: “Era proprio così che volevo esordire nella maratona”.
Come ti prepari mentalmente alle gare?
Io prima delle gare, di solito, considero tutte le possibili opzioni in cui posso trovarmi in gara tra le quali contemplo anche la possibilità di ritrovarmi ultima: mentalmente voglio essere pronta anche alla peggiore delle eventualità.
Questa è una mia caratteristica mentale: prima di andare in gara non sottovaluto mai nessuna delle altre atlete, nemmeno quando sulla carta sono io la più forte.
Questo è un mio punto di forza: so restare con i piedi per terra.
È un “atteggiamento mentale” che, probabilmente, mi protegge dalla eccessiva pressione del dover fare risultato e del dover essere all’altezza delle aspettative.
Nei giorni antecedenti alla gara, contemplando anche i possibili momenti di difficoltà che potrebbe incontrare in gara, Sara prepara la sua mente ad essere forte e pronta anche di fronte all’imprevisto e ai momenti di crisi.
Prevedere sempre e solo il migliore scenario possibile, infatti, rischia di far trovare l’atleta spiazzato nel caso in cui, in gara, qualcosa uscisse dall’idea di prestazione immaginata.
Visualizzarsi invece nell’atto di affrontare i momenti di difficoltà prepara realmente l’atleta a gestirli con maggior lucidità e concentrazione.
Secondo te quali sono le 3 abilità mentali più importanti ed utili ad un atleta che pratica il tuo sport a livello agonistico?
Direi:
1. La Costanza, in tutto. Non solo negli allenamenti ma anche nella quotidianità, nella cura dei particolari, nel modo di gestire la vita di tutti i giorni;
2. La Consapevolezza, nel senso di conoscersi, conoscere i propri limiti e riuscire a giocare anche su questi; capire su cosa poter migliorare e cosa poter fare ancora per essere un atleta migliore;
3. La Determinazione, nel senso di aver ben chiari i propri obiettivi ed essere disposti a fare tutti i sacrifici necessari per raggiungerli.
Sara, ti capita mai di avere dei pensieri negativi e distraenti durante le tue gare?
Sinceramente riesco sempre a rimanere concentrata e lucida sul presente.
Si chiama SINCRONIA la capacità dell’atleta di rimanere concentrato sul momento presente con tutto il suo corpo e con tutta la sua mente.
Per molti atleti è una condizione difficile da realizzare per l’intera durata della gara tuttavia esistono tecniche di Mental training specifiche che aiutano l’atleta a realizzare proprio questa abilità mentale, tipica e caratteristica dei campioni dello sport.
Concludo questa intervista chiedendoti: Qual è stata la tua gara più bella?
Direi la maratona di New York per come l’ho vissuta.
Non è stata la gara in cui sono andata più forte ma per come l’ho vissuta, e per le emozioni che ho provato, è stata un’esperienza unica e indimenticabile, la più bella esperienza mai provata fino ad d’ora.
Ringrazio Sara Dossena per l’intervista augurandole un in bocca al lupo per il raggiungimento dei suoi prossimi obiettivi.
Dott.ssa Claudia Maffi (psicologa dello sport)
Per informazioni sui miei percorsi di Mental training o per chiedere una consulenza scrivimi una mail ad info@claudiamaffi.it