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JOHNNY CATTANEO: IN GARA CI VUOLE LA TESTA

IN GARA CI VUOLE LA TESTA           INTERVISTA A JOHNNY CATTANEO

“La fatica è il massimo contatto che hai con il tuo corpo.

Sotto l’acqua, con la fanghiglia che ti spezza le gambe, sotto il sole che picchia duro.

Dunque ti assesti su una fatica sopportabile e vai.

Il corpo ti dà il ritmo. Tieni il tuo massimo.”

 

Qualche giorno fa’ ho avuto il piacere di fare qualche domanda a Johnny Cattaneo, il forte biker del team Wilier Force squadra corse, che oggi sarà protagonista nel mio blog per raccontarci il suo personale approccio mentale alle gare.

 

Johnny, quanto conta la testa nel tuo sport?

Sulla prestazione e sul risultato la testa influisce all’ 80%.

 

Quando in gara sopraggiungono dei pensieri distraenti, o negativi, come fai a mantenere la concentrazione sulla performance?

Ho sempre avuto la capacità di tenere fuori le distrazioni; In genere, in gara penso a ciò che sto facendo e ripeto a me stesso ciò che devo fare.

 

Ripetersi nella mente le azioni da svolgere, anticipare con il pensiero il passaggio di gara immediatamente successivo, è una buona strategia per placare il divagare della mente mantenendo l’attenzione sul presente della prestazione.

 

C’è qualche pensiero che ti aiuta a sopportare meglio la fatica?

Tendo a ricordare a me stesso che “ciò che sto facendo è quello che voglio”.

 

Nel clou della gara, nel bel mezzo della fatica, a chi non è mai capitato di pensare “ma chi me l’ha fatto fare”??

 

 

Per affrontare questi frangenti, in cui la mente viene accecata dalla fatica, è utile prepararsi delle parole chiave, o delle frasi stimolo auto motivanti, che ricordino a sé stessi il proprio obiettivo, la motivazione profonda che ti ha spinto a salire in sella: sono questi i pensieri che scavalcano la fatica e lasciano intravedere al biker l’orizzonte. 

In questa stagione agonistica qual è stata per te la gara mentalmente più difficile da gestire?

La più difficile è stata la Dolomiti Superbike perché per me era la prima gara che ho fatto dopo l’operazione.

Mentalmente mi ero già preparato, avevo già messo in conto la fatica abnorme che avrei fatto; in gara le  posizioni in cui ho corso non erano le mie solite posizioni ma ho tenuto duro, dentro di me pensavo che quella gara, in quel momento, era un altro mattone che mettevo nella preparazione, lo dovevo fare per tornare poi a correre di nuovo nelle mie posizioni, come prima.

 

Avere ben chiari in testa i propri obiettivi è la strategia vincente che permette all’ atleta di gestire anche i momenti più duri della stagione agonistica, come la ripresa dopo un infortunio quando il corpo ti obbliga a fare qualche passo indietro, a volte addirittura a ricominciare da capo, accettando anche di correre in posizioni che sai non essere le tue, accettando in gara di essere lasciato indietro da corridori che di solito avevi alle spalle.. mentalmente ci vuole forza e determinazione.

 

È nella reazione agli eventi, è nel modo di affrontare questi momenti che si distinguono i veri campioni dello sport.

 

Durante la stagione agonistica quali sono le “distrazioni” che ti concedi, che ti danno serenità e che ti aiutano a recuperare energia mentale?

Il “bottone” che schiaccio per scaricarmi da tutto è uscire con gli amici, andare al ristorante, fare un aperitivo con gli amici, me lo concedo almeno 1 volta alla settimana; è questa la mia valvola di sfogo per tutte le fatiche, anche mentali, che come atleta vivo nel corso della stagione.

 

Molti atleti seguono in modo quasi “ossessivo” certe abitudini, o routine quotidiane, con il timore di infrangerle, od interromperle, per non mandare a monte i sacrifici fatti fino a quel momento della stagione, rischiando così di saturare la mente di sacrifici e restrizioni.

 

In realtà, uno sgarro ben “pianificato” ed inserito nella preparazione sotto la voce “recupero mentale” è il segreto di tanti atletir professionisti per ricaricare di energia le pile della mente.

 

Hai delle abitudini che, nel pre-gara, ti danno sicurezza o che aiutano a trovare la necessaria concentrazione?

Quando ero più giovane, i primi 2 anni che correvo, avevo l’abitudine di  mettere sempre gli stessi calzini alle gare, un’abitudine che poi maturando ho abbandonato; Non ho abitudini pre- gara particolari anche perché quando sei in giro, e non a casa tua, devi per forza cambiare alcune abitudini, così ho imparato a farne a meno.

 

Hai mai sofferto di ansia pre- gara nel corso della tua carriera agonistica?

No, la gara non l’ho mai sofferta.

Ho sempre affrontato le competizioni con un atteggiamento aggressivo, mi avvicino alle gare pensando “vado lì e saranno affari degli altri!”, un atteggiamento questo che ho sviluppato anche grazie ad un mio precedente direttore sportivo.

 

Pensieri come questo lasciano trapelare un atteggiamento mentale che interpreta la competizione come una sfida in cui, non solo sé stessi, ma anche gli altri corridori saranno messi in difficoltà. Un pensiero che smorza la tensione e aumenta la voglia di gareggiare.

Johnny, quanto conta il clima interno al team per te e quali sono i bisogni dell’atleta che una squadra dovrebbe soddisfare?

Se un tempo nel team cercavo più professionalità e davo più importanza alla cura degli aspetti tecnici da parte del team ora, in questa parte della mia carriera che è molto presente e poco futuro, guardo prima di tutto all’ aspetto umano sia nei compagni sia nello staff.

 

Per me la cosa più importante è che all’ interno del team non ci siano differenze di trattamento fra  compagni, il più giovano e meno esperto deve essere trattato come il più grande e più esperto, dobbiamo essere trattati da atleti senza distinzioni di ruoli, a maggior ragione i giovani devono sentirsi a proprio agio.

Per me la squadra deve essere come una famiglia.

 

Inoltre, penso che sia importante che il team tenga conto delle gare che i suoi atleti vorrebbero fare accontentandoli su queste perché per gli atleti è più motivante prepararsi per le gare che vogliono fare.

 

Un team manager in grado di stimolare la motivazione dei suoi atleti e l’attenzione e cura degli aspetti umani e relazionali sono secondo Johnny Cattaneo le caratteristiche fondamentali che un team dovrebbe coltivare per mettere i corridori nelle condizioni di esprimersi al meglio delle loro capacità.

 

 

Ringrazio Johnny Cattaneo per l’intervista augurandogli un buon proseguimento di stagione.

 

Dott.ssa Maffi Claudia (psicologa dello sport)